Milla era un'adolescente taciturna e solitaria, figlia unica di due stimati professori universitari,  sempre più attenti agli impegni accademici che a lei. Viveva nella grande casa di famiglia con  giardino e passava le sue giornate tra studio e letture. Non aveva amici e la sua unica compagnia, oltre alla presenza silenziosa dei domestici, era Milord, il suo sonnacchioso e grosso gatto, che aveva da quando era piccola e che la seguiva praticamente dappertutto. A scuola andava bene, ma d'altronde questo era dato per scontato, in primis dai suoi genitori che ritenevano un dovere  prendere bei voti. Per il resto si sottovalutava proprio in tutto. Anzi a dirla tutta si considerava un vero DISASTRO: non si vedeva bella, anche se aveva un fisico minuto, capelli rossi, occhi verdi e un nasino all'insù, e men che meno interessante, soprattutto quando si confrontava con le compagne, che sentiva decantare continuamente avventure e successi. Con il tempo le sue insicurezze e la sua bassa autostima l'avevano resa ancora più sola, allontanando chiunque tentava di avvicinarsi. Da lì a qualche giorno sarebbe anche diventata maggiorenne, ma cosa sarebbe cambiato... probabilmente nulla! La sua vita sarebbe continuata così: solitaria, monotona e insignificante. Eppure lei amava così tanto immedesimarsi con i personaggi dei libri che leggeva: avventura, sfide, pericoli e... ovviamente eroine temerarie, impavide e sicure di sé. Sognava di possedere le loro molteplici qualità: come sarebbe stato bello, anche solo per una volta, sentirsi intelligente, coraggiosa, risoluta e sentire su di sé l'ammirazione e la considerazione degli altri. Quanto avrebbe voluto sentirsi come loro: felice di essere se stessa. Solo fantasticherie e sogni, la realtà era completamente diversa e lei non poteva far nulla per cambiarla, anche se....
Più si avvicinava il suo 18° compleanno più sentiva uno strano senso di insoddisfazione e di insofferenza. Per di più da un po' di notti faceva irrimediabilmente lo stesso sogno: si ritrovava in un luogo sconosciuto tutto buio, con solo il chiarore della luna a illuminare il cielo. Appena gli occhi si abituavano all'oscurità, scorgeva un lungo sentiero che attraversava una spianata deserta e che portava oltre una collina. Non c'era null'altro, solo lei e il sentiero. Era sola, vestita come per andare a scuola, con lo zaino sulle spalle e gli scarponcini ai piedi. Coglieva l'ansia e la paura di qualcosa che non capiva. Una voce dentro di lei le diceva "Vai.... Vai...!", ma lei restava immobile, le gambe come macigni. Puntualmente a quel punto il sogno si interrompeva e lei si svegliava con una strana sensazione di incompiuto. La sera prima del suo compleanno, dopo aver salutato frettolosamente i suoi genitori, che insistevano nel programmare qualcosa di speciale per l'indomani, si era richiusa in camera con la scusa di un inesistente mal di stomaco. Si sentiva uno straccio, aveva voglia solo di piangere e dormire...dormire per sempre. E così si era sdraiata prima del solito, accoccolandosi vicino a Milord che sonnecchiava pacifico sul grande cuscino ai piedi del letto. Poco dopo era già crollata in un profondo sonno o almeno così sembrava.
All'improvviso fu svegliata da un rumore, la stanza era immersa nel buio, sentiva freddo. Si sedette sul letto, accorgendosi di essere ancora vestita, e pensò che, probabilmente, aveva dormito per qualche ora. Milord non c'era più e la finestra della stanza era aperta e lasciava entrare un venticello freddo. Si alzò in fretta per andare a chiuderla, ma quando si avvicinò si accorse che il paesaggio esterno era cambiato: al posto del giardino fiorito di casa sua c'era il buio sentiero che per tante notti aveva visto in sogno. Non era possibile! Voleva girarsi e tornare a letto, nascondendo la testa sotto il cuscino, ma ecco sentire ripetersi lo strano rumore di prima. Veniva da sotto la finestra: era Milord che con la zampa grattava la porta d'ingresso della casa e poi la guardava come a chiamarla per farlo entrare. Si mise gli scarponcini e scese di corsa le scale. Quando arrivò alla porta Milord non era più lì, si stava incamminando lungo il sentiero. Milla subito si mise a chiamarlo non osando uscire, ma il gatto non sembrava sentirla e imperterrito continuava il suo cammino.  Era terrorizzata, la scena si stava ripetendo: lei era lì immobile davanti a quel sentiero che per tante notti non aveva voluto percorrere. Anche adesso non l'avrebbe fatto; no, non poteva andare!  ... ma adesso...adesso c'era Milord. Il suo gatto, il suo compagno di sempre, si stava  allontanando verso l'ignoto e lei non poteva permetterlo, doveva fermarlo. La voce dentro di lei, rimbombava sempre più forte nelle sue orecchie "Vai.... Vai... " avrebbe voluto non ascoltarla, ma non poteva, doveva superare la sua riluttanza per amore del suo gatto. Tentennò solo un attimo ancora, il tempo di prendere lo zainetto e uscì dalla porta, le gambe si muovevano da sole e Milla iniziò a correre lungo il sentiero dietro a Milord, che ormai aveva raggiunto il ciglio della collina ed era sparito dietro il crinale. 
Con il fiato in gola la ragazza correva sempre più veloce, il viso in fiamme per lo sforzo, accarezzato dal vento freddo della sera; le gambe in tensione che, una falcata dopo l'altra, guadagnavano terreno e una strana e inaspettata sensazione dentro di sé, che ad un certo punto la fece anche sorridere. Arrivata in cima si fermò, per riprendere fiato e capire dove andare. Il sentiero proseguiva in discesa arrivando ad una piccola raduna illuminata dalla luna; era occupata da un laghetto cristallino nel quale si tuffava un ruscello dando vita a un gioco di vivaci cascatelle. La ragazza si avvicinò con cautela, ma di Milord nemmeno l'ombra. Vicino all'acqua c'era una roccia su cui era seduta di schiena una ragazza dai lineamenti stranamente familiari, stava pettinandosi i fulvi capelli, guardando il suo riflesso nell'acqua. Era bellissima con i lineamenti delicati e gli occhi splendenti, sorrideva. Improvvisamente alle spalle della ragazza ecco apparire un'altra figura femminile, simile e diversa nello stesso tempo: sembrava la sua gemella, ma il volto era in penombra, bellissimo e inquietante, le labbra erano tristi e gli occhi erano serrati da una spessa linea rossa. Si avvicinava minacciosa alla prima fanciulla pronta a spingerla nell'acqua. Milla provò a urlare per avvertire del pericolo, ma nessun suono uscì dalla sua bocca. Doveva per forza fare qualcosa, non poteva permettere che facessero del male a quella splendida creatura. Allora senza pensarci un solo istante si lanciò contro l'aggressore con l'intento di allontanarla, ma nel farlo trascinò sé e le due fanciulle nel lago. Immediatamente perse la cognizione dello spazio, avvolta dalle acque fredde e scure del lago. Quando finalmente riemerse in cerca di aria, delle due fanciulle nessuna traccia. A fatica si trascinò fino alla roccia e li si sedette tutta bagnata e tremante, ancora spaventata per l'accaduto.
Cosa era successo? Dov'erano le due ragazze? Nel tentativo di cercarle un'ultima volta, Milla si sporse verso lo specchio d'acqua increspato. Non c'era davvero nessuno. Incredula e infreddolita sentì qualcosa di caldo e soffice sulla gamba, abbassò lo sguardo e vide Milord accanto a lei che faceva le fusa. Sollevata si inginocchiò per accarezzarlo e proprio in quel momento fu attratta da un luccichio: sullo specchio dell'acqua ormai tranquilla, la luna rifletteva di nuovo l'immagine di una bella e giovane ragazza. Milla si guardò alle spalle, ma non c'era nessuno, anche se l'immagine riflessa era lì che la guardava perplessa.... Allora capì, aprì meglio gli occhi, il riflesso era il suo ... Chi l'avrebbe mai detto!!!! Dopo essersi asciugata, Milla prese in braccio Milord, pronta a tornare a casa con una nuova consapevolezza. Si mise in cammino, ma il sentiero, man mano che camminava, sembrava allontanarla sempre di più dalla sua casa. La cosa stranamente non sembrava preoccuparla più di tanto. Ad un certo punto giunse in prossimità di un villaggio, era grazioso e ben curato, ma stranamente silenzioso. Le abitazioni nell'aspetto ricordavano le casette degli uccellini, tuttavia non si udiva alcun cinguettio, forse era disabitato. Con cautela e un misto di curiosità, la ragazza incominciò a girare tra un viottolo e l'altro, Milord nel frattempo aveva trovato dell'erba gatta e dopo aver mangiato di gusto si era messo a sonnecchiare sul prato. Milla procedette da sola nell'esplorazione, ripensando nel frattempo a quanto aveva scoperto al lago: possibile che il suo sguardo era stato così cieco, anche di fronte all'evidenza!?! Quante altre cose non era riuscita a vedere nella sua vita?
Mentre la sua mente si addentrava in mille domande senza risposta, ecco aprirsi di fronte a lei un'enorme piazza con al centro una ancor più enorme fontana, composta da numerose vasche variopinte. Quello che attirò però la sua attenzione fu ciò che vide quando si avvicinò: la fontana non aveva acqua eppure era abitata da una miriade di pesci che nuotavano come sospesi in aria. Milla incredula si stropicciò gli occhi e improvvisamente si ritrovò...in mezzo al mare. Non era bagnata anche se intorno a lei sentiva la carezza dell'acqua come un venticello leggero, nella cui brezza nuotavano tranquilli i pesci.
Con sguardo curioso e stupito, la ragazza si mise ad osservare con attenzione quello che succedeva intorno a lei: c'erano pesci di ogni colore e dimensione, alcuni si muovevano solo in gruppo, non distinguendosi gli uni dagli altri; altri erano più solitari e altri ancora, pur non vivendo in gruppo, si lasciavano stuzzicare dai loro simili, facendosi coinvolgere in giochi e pirolette divertenti. Di colpo un pensiero colpì come un fulmine la mente di Milla: che strano come quei pesci sembrassero così simili agli esseri umani! Quasi per magia le immagini negli occhi della ragazza si sostituirono alle diverse situazioni che aveva visto e vissuto con le compagne di scuola. C'era stato chi non voleva distinguersi per non essere escluso dal gruppo; c'era chi si isolava per non mettersi mai a confronto e poi c'era chi pur distinguendosi per la sua originalità non aveva paura di entrare in relazione con gli altri. Lei chi aveva deciso di essere? Con il fiato in gola, Milla si irrigidì di scatto, "No! non era possibile..." troppe cose erano successe, troppi pensieri le affollavano la mente e non era sicura di voler pensare a quello che aveva visto e forse capito. Tornò di corsa indietro dove aveva lasciato Milord, ma del gatto non c'era più nemmeno l'ombra. Incominciò a cercarlo con frenesia e sempre più agitazione; era stanca, confusa e doveva, anzi voleva tornare a casa. Senza accorgersi mise un piede in fallo e cadde in un grosso buco che prima non aveva notato.
Rotolò, rotolò e ancora rotolò... fino a cadere al centro di una strana gabbia circolare: era intrappolata! Intorno a lei si ergevano alte sbarre bianche sottili e fitte con un'unica porta sigillata, da cui era impossibile uscire senza la chiave. Tutt'intorno una fievole luce faceva intuire a Milla di essere caduta in una grotta sotterranea. Aiuto era proprio la fine, ma in che guaio si era cacciata? per una volta che decideva di non stare a casa immobile ecco cosa le era successo! Grosse lacrime le incominciarono a rigare il volto, non si era mai sentita così sola con se stessa, anche Milord l'aveva abbandonata. Milla si sedette sulla nuda terra, si prese la testa tra le mani e chiuse gli occhi: ecco il suo fallimento era diventato realtà. Passarono così lunghissimi e immobili minuti. Poi alla mente della ragazza si riaffacciarono uno alla volta i ricordi di quanto appena vissuto: che senso di libertà quando aveva deciso di correre dietro a Milord, che stupore lo scoprirsi bella e, ancor più, che sconcerto capire che in quegli anni era stata forse lei per timidezza, ma soprattutto per timore, ad allontanarsi dagli altri. E così facendo si era costruita una gabbia, non molto diversa da quella in cui era adesso. Se solo avesse avuto un'altra possibilità! Chissà come avrebbero reagito i suoi genitori al racconto di quello che aveva scoperto e di come lo aveva scoperto. Pensando a loro un'altra grossa lacrima le rigò il volto, sapeva che le volevano bene, ma non sempre era stato facile dimostrarselo reciprocamente. 
Istintivamente, pensando a loro, Milla strinse nella mano il ciondolo che le avevano regalato da piccola, era una piccola chiave. Guardandola con attenzione la ragazza si accorse che sullo stelo vi era inciso un piccolo fiore di camomilla. Subito tornò alla mente un ricordo di quando insieme avevano piantato in giardino dei fiori di camomilla e i suoi genitori le avevano spiegato che il suo nome prendeva origine proprio da quel piccolo fiore che significava "forza nelle avversità". Ecco era quello che le serviva!!! Milla si alzò di scatto e con risolutezza si tolse dal collo la piccola chiave e la inserì nella serratura della gabbia, che magicamente si aprì. Una volta fuori, fece qualche passo e, alzando gli occhi, si accorse di una luce in fondo al tunnel. In controluce un sonnolento Milord l’aspettava per tornare a casa. Lungo il sentiero di ritorno, che ormai si delineava certo e sicuro, si rese conto di non essere mai stata davvero sola. Arrivò a casa che era ancora notte, salì in camera sua e si sdraiò sul letto stanca, ma felice. Sprofondò in un sonno profondo. "Svegliati Milla, tanti auguri per i tuoi 18 anni!". La stanza si inondò di luce e sulla porta mamma e papà con una grossa torta sorridevano. Milla si destò e corse ad abbracciarli. Era stato un sogno o la realtà? Poco importava, sorrise, la cosa certa era che da adesso in poi la sua vita sarebbe stata diversa!
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